Analisi Episodio 1×01 ( Pilot )

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Ok, finalmente è iniziata.

Dopo mesi e mesi di attesa, trailer, preview, hype crescente, ci siamo. Ieri sera, in America, sono andati in onda i primi due episodi della nuova creatura di J.J. Abrams.

Questa è una guida agli episodi, dove cercheremo di evidenziare i misteri, la mitologia ricorrente, o i collegamenti con altre serie tv (LOST su tutte).

Da subito, le musiche di Michael Giacchino, ci portano alla memoria tutti gli episodi di Lost (da lui sapientemente musicati), ed iniziamo a guardare la serie, che inizia come un normale procedure drama poliziesco, con occhi diversi.

Notiamo anche la genialità pubblicitaria degli autori e di FOX di tenere in sovra impressione l’hash-tag #alcatraz per invogliare gli spettatori a dire ai follower di twitter che stanno guardando la serie.

Inizia in data 21 marzo 1963, data in cui tutti i prigionieri di Alcatraz sono stati ufficialmente spostati in altre prigioni, a causa dei costi elevati del penitenziario sull’isola.

Inizia subito con una ripresa che corre verso l’isola, e da qua scopriamo assieme a due guardie, addette al trasporto dei prigionieri che l’isola è completamente deserta. Guardie e prigionieri si sono come volatilizzati nel nulla.

Si passa quindi ai giorni nostri dove viviamo la scena di Susie che trova Jack Sylvane in una cella; il collegamento ovvio è con la cartolina, spedita dentro una scatola alla redazione di comingsoon.net, che ci preannuncia già tutto ciò.

Susie in visita ad Alcatraz

Notiamo che i visitatori hanno la stessa guida anch’essa contenuta nella scatola inviata a comingsoon.net.

Jack Sylvane è detenuto nella cella di isolamento numero 9.

Altro mistero: come fa Sylvane ad avere in tasca soldi, una chiave e un biglietto di ritorno a suo nome?

Durante il viaggio in traghetto legge una copia di “Inmates of Alcatraz” e, come avevamo già notato tra gli oggetti recapitati a comingsoon.net, la pagina recapitata non corrisponde a quella del libro; ne abbiamo un’ulteriore conferma dal retro della pagina.

Il secondo prigioniero lo riconoscete già vero? Ne parleremo a tempo debito.

Ci viene quindi presentata la protagonista che (come in ogni serie di J.J. che si rispetti) si esibisce in acrobazie degne di wonder woman, con inseguimenti e salti sui tetti. Durante un inseguimento, il suo partner viene ucciso, dal malvivente che stavano seguendo e da quel momento, Rebecca Madsen, la nostra detective non si è più ripresa e non ha più lavorato in coppia.

Il malvivente inseguito dalla detective Madsen

Seguendo il caso dell’omicidio di Tiller (ex capo di Alcatraz, e che ci viene presentato come un bastardo gelido, tanto che più di una volta si finisce per simpatizzare per il prigionieri Jack Sylvane), scopre che le impronte digitali sulla scena del crimine appartengono a Jack Sylvane, appunto, che dai database della polizia risulta morto.

Sulla scena del crimine ancora in bella evidenza il numero 9.

Eseguendo una ricerca online, scopre che era uno dei prigionieri di Alcatraz, e risale ad un esperto della prigione.

Diego Soto.

Diego Soto & Rebecca Madsen si incontrano

Ecco quindi che assistiamo al primo incontro della nostra bella detective con il personaggio interpretato dal mitico Jorge ‘Hugo Reyes’ Garcia.

I due si re-incontrano più tardi in un bar gestito da Ray Archer, il padre adottivo di Rebecca Madsen, che fu guardia di Alcatraz, in seguito detective ed ora ritirato. Soto porta con se alcuni documenti riguardanti Jack Sylvane: il mandato di trasferimento da Alcatraz a San Quintino e il certificato di morte.

La foto è la stessa del libro “Inmates of Alcatraz” e riporta la dicitura “Penal Code 2625” che nello stato della California regolamenta il trasferimento dei detenuti.

Il procedimento riporta la data 4 marzo 1963, quindi 17 giorni prima della chiusura ufficiale o, se preferiamo, della scomparsa dei detenuti, ed è firmato dall’allora Procuratore Generale degli Stati Uniti Robert Kennedy, il nostro Ministro di Grazia e Giustizia, del Presidente, nonché suo fratello John. Può quasi sembrare un affare di Stato.

Come vediamo dal certificato di morte, Jack Sylvane nacque il 15 giugno del 1923 e morì a 53 anni nel carcere di San Quintino il 3 novembre del 1976.

Il documento ha codice 54 09 23 63. Ancora 9 e ricordiamoci anche 23 e 63.

I nostri protagonisti continuano quindi le ricerche per loro conto, senza cogliere l’invito di Ray Archer a non intromettersi con un indagine federale, addentrandosi di soppiatto nei seminterratti di Alcatraz, dove vengono tramortiti con gas nervino e si risvegliano in un laboratorio, ricavato sotto alle prigioni, comandato da niente popò di meno che Emerson Hauser, aiutato dalla sua assistente Lucy Barnerjee.

Ed ecco il primo mistero: perchè Emerson Hauser mantiene un laboratorio segreto sotto ad Alcatraz? Perchè è così restio a dire ciò che sa?

Intanto Jack Sylvane prosegue la sua marcia vendicativa, uccidendo persone che nel passato l’avevano torturato/ingannato/tradito. Raggiunge una struttura dove l’accesso agli spogliatoi costa 8 dollari; Sylvane paga e non chiede il resto.

Con la chiave numero (chissà cosa significa??) apre l’armadietto che contiene nuovi abiti, che indosserà lasciando sul posto la vecchia uniforme da carcerato, e una pistola semiautomatica; aggredisce il giovane portiere che gli aveva portato il resto e fugge.

Altrenando la narrazione con flashback sulla sua vita nel penitenziario, veniamo portati a conoscenza di un altro mistero. Siamo nel 1960 e durante una trasfusione sanguigna, per una non definita malattia che Sylvane non sente di avere (che sia un’operazione necessaria a permettere il suo salto temporale?).

Jack si trova a parlare con un uomo, di cui vediamo unicamente la misteriosa ombra

Ombra del Detenuto 2002

che lo avverte di rimanere pronto, perchè un grande evento sta per accadere.

Quindi, nuovamente ai giorni nostri, vediamo Jack Sylvane andare da un certo Barclay Flynn, che non ha nulla a che fare (apparentemente) con Alcatraz, o con Sylvane stesso, al quale intima di farsi dare un sacchetto nero, che scopriamo contenere una chiave, per poi ucciderlo.

Dopo essere stato catturato, alla domanda della Detective Madsen di quale fosse il suo collegamento con Flynn, Sylvane risponde con un sibillino “Mi è stato ordinato…”. Altro MISTERO: Chi gliel’ha ordinato? Cosa apre la chiave contenuta nel sacchetto?

Come J.J. Abrams ci aveva promesso, però, i misteri non rimangono insoluti a lungo (Lost docet), quindi, il nostro caro Emerson Hauser, inizia a snocciolare ciò che sa, a Rebecca, e in questo modo anche a noi spettatori.

Emerson Hauser inizia a svuotare il sacco

Scopriamo quindi che i 302 (246 prigionieri e 46 guardie) di Alcatraz, sono già apparsi, e loro li stanno inseguendo.

Li hanno catalogati in un corridoio, dove, da un lato i prigionieri, e dall’altro le guardie, vengono presentati con foto e nome.

Corridoio

Qui Rebecca osservando le foto dei prigionieri si imbatte in una foto che conosce bene: la foto di suo nonno. Solo che a differenza di ciò che lei pensava, e cioè che lavorasse come guardia ad Alcatraz, scopriamo che invece era un detenuto.

Oltretutto, ricordava di averlo già visto, ed infatti, era lo stesso malvivente che stava inseguendo e che ha causato la morte del suo collega.

Detenuto 2002

Come ulteriore mistero, scopriamo che proprio questo detenuto, è il famigerato detenuto numero 2002, di cui avevamo visto solo l’ombra, e che sembrava conoscere più del dovuto, sul futuro suo e di tutte le altre persone che erano ad Alcatraz.

Il che ci fa supporre che il fatto che Rebecca non sappia molto del suo passato, sia un fatto rilevante ed uno dei misteri principali della serie, nonchè strettamente collegato ad Alcatraz.

Come coronamento all’episodio, scopriamo che Hauser era una delle due guardie che il 21 marzo 1963, ha scoperto l’isola completamente disabitata, e che da quel momento, si è preso la briga di mantere il segreto, diventando il capo del gruppo che cerca di arginare il mistero e la comparsa dei detenuti.

Nel cliffangher finale, lo vediamo addentarsi in un bosco, in compagnia di Jack Sylvane, fino a giungere ad un bunker immerso nella vegetazione, al cui interno, nel sottosuolo è presente una struttura detentiva ultra-moderna, ma molto simile ad Alcatraz, nella quale rinchiude Jack Sylvane, e gli promette che tra non molto tempo sarà in ricca compagnia.

Emerson Hauser & Jack Sylvane nel bosco

Durante la camminata Sylvane afferma di conoscere Hauser, il quale gli risponde che se fosse vero non ne sarebbe sorpreso. Forse durante il suo lavoro da guardia carceraria ha trasportato Sylvane ad Alcatraz, anche se nelle scene iniziali Hauser sembra proprio alle prime armi e non un grande esperto delle procedure del carcere stesso.

Il Bunker

Prima di concludere un altro piccolo spunto di riflessione: il codice inserito da Hauser per entrare nel bunker è 63 23. Ancora ricorrenza di numeri.

Insomma, da questo primo episodio, la serie promette molto bene.

Atmosfere già viste in altre serie, ma gestite molto bene con il ritmo dell’episodio in se.

Personaggi ben definiti e ambigui al punto giusto. Non si è ancora capito infatti chi sia buono e chi no, perchè per ogni personaggio si riescono a giustificare le azioni compiute. Anche se io punterei su Emerson come villain.

Non so….ha lanciato una serie di sguardi che non lasciavano ombra di dubbio.

Certo la serie deve ancora carburare, anche se sembra che i misteri saranno molto meno labirintici di quelli affrontati con lost, e quindi che la visione possa essere molto meno “incasinata”.

A breve l’analisi del secondo episodio.

Stay Tuned.

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